COVID-19 e violenza domestica on line

     Le misure di distanziamento sociale e di convivenza forzata attuate dal governo per tutelare la salute di tutti i cittadini a causa dell’emergenza sanitaria COVID-19 ha sottoposto le donne che subiscono violenza a dei rischi enormi, in quanto costrette a rimanere confinate in casa con l’autore delle violenze. Di fatto, durante la pandemia globale, la violenza contro le donne si è manifestata in diverse forme: non solo c’è stato un aumento della violenza domestica, ma anche della violenza online o virtuale, facilitata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), che ha condotto molte donne alla rinuncia dell’utilizzo del mezzo per evitare altre violenze determinando così un isolamento ancora più negativo.

     Mettendo a confronto il periodo 1°marzo–16 aprile del 2019 e del 2020 si osserva un calo della quota di vittime che denunciano, dal 74,8% (947 casi) al 72,8% (1.466). I motivi della mancata denuncia sono legati alle conseguenze negative che si possono generare nel contesto familiare (21,6%), alla paura generica (13,4%), alla paura della reazione del violento (10,9%), all’incertezza sul dopo (6,0%), alla poca fiducia nelle Forze dell’Ordine o perché queste ultime hanno sconsigliato di fare denuncia (3,3%). Tra le vittime, il 2,8% ha ritirato la denuncia e più di una su tre (il 40,4%) è tornata dal maltrattante (fonte :https://unipdcentrodirittiumani.it/public/docs/istat_chiamate.pdf) . Inoltre, come evidenziato da UN WOMEN, la necessità di vincere l’isolamento causato dalle limitazioni imposte dal COVID-19 ha determinato un incremento nell’uso del web del 70% e pertanto alcune donne sono state oggetto di violenza online sotto forma di minacce fisiche, molestie sessuali e stalking (https://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/COVID-19-e-il-problema-dellaumento-della-violenza-domestica/452)

    Il 6 aprile 2020 la Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere ha approvato un documento (https://unipd-centrodirittiumani.it/public/docs/COMMISSIONE_PARLAMENTARE_DI_INCHIESTA_SUL_FEMMINICIDIO_NONCHE_SU_OGNI_FORMA_DI_VIOLENZA_DI_GENERE.pdf) contenente delle misure per rispondere alle problematiche delle donne vittime di violenza, dei centri antiviolenza, delle case rifugio e degli sportelli antiviolenza e anti-tratta nella situazione di emergenza epidemiologica da COVID-19. La Commissione sostiene che “la violenza di genere contro le donne rischia nell’attuale situazione di emergenza di aggravarsi ulteriormente: l’isolamento, la convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione e l’instabilità socio-economica comportano per le donne e per i loro figli il rischio di una maggiore esposizione alla violenza domestica e assistita”. Per questo motivo ritiene necessario che il Parlamento e il Governo predispongano misure e risorse economiche aggiuntive e procedure più snelle per garantire misure di protezione, sostegno e accoglienza alle donne e ai minori coinvolti, assicurando  l’operatività delle strutture antiviolenza. Al fine di dare riscontro alla nota della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio riguardo alle criticità connesse all’emergenza COVID-19 nei centri antiviolenza e nelle case rifugio, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento (https://unipd-centrodirittiumani.it/public/docs/REGIONI.pdf) il 23 aprile 2020 che contiene anche proposte operative al fine di intervenire ancora più efficacemente a sostegno delle donne che chiedono aiuto soprattutto in questa fase di emergenza.

    Purtuttavia lo  Stato dovrebbe sforzarsi maggiormente di includere una prospettiva di genere nell’elaborazione e attuazione di strategie per combattere la pandemia COVID-19, garantendo la continuità dei servizi di sostegno alle vittime di violenza.

Pubblicato da evasimola

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